giacomo erba
Milano, 2001
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rizoma, 2022Perdersi. Fermarsi. Osservare. Camminare lungo cigli d'asfalto rigogliosi di erbacce o nel fitto di boschi abbandonati, luoghi della casualità dove si sedimentano esperienze continue, in un intreccio indefinito tra vita e morte. Nel momento in cui si concede lo sguardo alla superficie percorsa, emergono residui, manifestazioni effimere, cosmi porosi pronti a scomporsi: imbattersi nel corpo morto di una falena o nel groviglio frattale di licheni disidratati, percorrere casualmente il bosco, abbandonando un sentiero prestabilito, gattonare sotto tronchi spezzati e ammassati fino all'incontro con la carcassa ossea di un cervo. Porsi delicatamente in relazione al frammento, avendone cura nella raccolta, mantenendo i caratteri propri originari, diventa pratica quotidiana nella ricerca di un approccio non invasivo verso territori da tempo isolati. Decontestualizzare i corpi per porli in uno spazio polveroso, risultato di un processo di accumulo ininterrotto per oltre un anno, un depositarsi mai modificato e lasciato a libera espressione. Sfumature blu, viola, celesti, rivelano una rappresentazione della morte organica non realistica, non scientifica, innestando cromie fredde, rare e opposte alle superfici biologiche. Un corpo morto merita attenzione, ma anche protezione, sia da immaginari legati al macabro che da tentativi di dominio tassonomico. g.e.
GUARDA IL LIBRO SFOGLIATO 34,7 cm x 26 cm.
24 pagine. stampa digitale realizzata da Faservice su carta materica gesso (180 gr. Copertina, 120 gr. Pagine). rilegatura punto metallico. EDIZIONE DI 50 COPIE NUMERATE E FIRMATE DALL'Artista. |